Qualcosa che evidentemente i produttori non ritengono del tutto fondamentale.
Qualcosa che ormai si basa più che altro su libri, fumetti, vecchie serie televisive o peggio ancora vecchie pellicole.
E' quel fascicolo di fogli che si chiama copione o, nel nostro caso, sceneggiatura.
I Saw The Light di Marc Abraham è un film che ha molti problemi e uno di questi è per l'appunto la sceneggiatura, corredata da un pessimo e raffazzonatissimo montaggio.
La storia di Hank Williams, leggendario cantante country americano, aveva tutte le carte per essere un film memorabile, di quelli che alla fine ti ritrovi a piangere come una fontana ascoltando tutte le canzoni a ripetizione.

Ora, questa è solo una parte, minima tra l'altro, di quella che è stata la vita di Hank Williams.
Marc Abraham ha deciso però di lasciar perdere l'Hank cantautore malinconico e si è concentrato sull'Hank alcolizzato e donnaiolo. E con concentrato intendo che ha proprio basato tutta la pellicola solo su questa facciata della sua vita.
Indubbiamente non è facile scrivere un film di cui già conosciamo il tragico epilogo, considerato quanto gli americani amino i lieto fine soprattutto se è dei loro idoli che si parla.
Indubbiamente poteva essere fatto molto meglio.
Ridurre una leggenda come Hank Williams a un uomo incapace di mantenere gli impegni, dedito a strizzare l'occhio a tutte le belle donne che gli passano davanti, innamorato folle un secondo e
totalmente disinteressato quello dopo, è però un tale colpo basso che è comprensibile come mai questo film non sia stato amato in patria.
Se però fossimo ignoranti? Se conoscessimo Hank Williams solo di nome?
Al di là del ritratto spietato che ci ritroveremmo davanti, il problema è che non c'è soluzione di continuità.
La pellicola non focalizza mai su un particolare della vita di Hank al di là dei suoi vizi: il rapporto mancato con il padre, la sua musica e il rapporto con i reietti della società, la malattia che l'ha fatto soffrire tutta la vita.

E' difficile provare empatia per quest'uomo di cui conosciamo l'indubbio talento musicale ma anche il carattere tronfio e narcisista.
Ed è dura da digerire perché certe canzoni da dove sarebbero uscite? Certe ballate tristi e malinconiche, storie di uomini che soffrono, piangono e hanno smarrito la via?
Avrei tranquillamente bollato questo film come successo mancato se non fosse per un particolare, nemmeno tanto piccolo: le interpretazione dei due protagonisti principali.
Tom Hiddleston e Elizabeth Olsen sono incredibilmente perfetti nei panni di Hank Williams e Audrey Mae Sheppard.

Eppure per due ore ho completamente scordato chi stavo guardando e ho visto -e ascoltato - solo il personaggio (e per dimostrare che non sono di parte ammetto che con The Night Manager non mi era andata così bene).
La voce non è esattamente identica, ma nemmeno Joaquin Phoenix rifaceva perfettamente Johnny Cash, eppure ci sembrava di vedere lui lì sul palco, di nero vestito con la sua chitarra e la sua June. Forse Marc Abraham avrebbe dovuto imparare qualcosa di più da James Mangold.
Che a volte metterci più cuore e meno racconto serve. Che l'anima del film era già tutta nelle canzoni di Hiram "Hank" King Williams. Bastava solo chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dalla sua voce.