sabato 26 ottobre 2013

The mystery of Edwin Drood e dintorni

Vi faccio una promessa: una volta incappati nella rete di Edwyn Drood, ne uscirete a fatica. 

Il fatto è che siamo quasi ad Halloween e ho deciso finalmente di prendere in mano Il mistero di Edwin Drood, quello originale, scritto da Charles Dickens, verso cui i miei sentimenti sono abbastanza contrastanti. Come persona provo qualcosa di molto simile al disprezzo, come autore lo amo profondamente. 

Si, non ho mai letto Il mistero di Edwin Drood eppure lo conosco come se l'avessi letto una volta al mese negli ultimi quasi due anni. Ovvero quando incappai, a gennaio del 2012, nella miniserie targata BBC. E mi innamorai della storia. Quella di Edwin che scompare, di suo zio John Jasper dedito al vizio dell'oppio, della sua dolce fidanzata Rosa, dei gemelli Neville e Helena Landless. 

Che è successo al giovane Edwin? E' morto? Chi l'ha ucciso? O se ne è solo andato, scappato? 
In realtà Dickens non ha mai risposto a questi quesiti perché morì, nel giugno del 1870, quando il romanzo stava solo a metà (all'epoca molti, quasi tutti, i romanzi erano pubblicati a puntate). 


Le ipotesi sono tante: c'è chi dice che tutti gli indizi portano a John Jasper, forse troppi indizi, tanto che non sarebbe stato nemmeno un colpo di scena scoprire che alla fine era proprio lui l'assassino; c'è chi immagina che Edwin non sia morto, che l'omicidio sia solo un parto della mente confusa dello zio. E poi ci sarebbe da scrivere altre mille parole sul perché: gelosia? invidia? denaro? 

Insomma non c'è miglior mistero che il romanzo stesso. 
A provare a sciogliere qualche dubbio ci si è messo Dan Simmons nel 2009 con Drood. Drood è uno di quei romanzi che ti resta dentro o, meglio, in cui resti dentro e a fatica ne esci. Salvo ma non immune, ti sembra quasi di aver lottato con un mostro quando giri l'ultima, fatidica pagina. 

Leggere Drood non è semplice, attenzione
Drood è uno di quei romanzi che si comprende appieno solo con alle spalle una solida preparazione da atleta letterarioOltre a conoscere il sopracitato Mistero di Edwin Drood (miniserie o romanzo che sia), non deve mancare una cultura sull'Inghilterra dell'Età Vittoriana, sulle luci e sulle ombre di quell'epoca, sui suoi personaggi più illustri, politici, scrittori, mogli e amanti. 

Bisogna conoscere Wilkie Collins, nemico amico di Charles Dickens e voce narrante, e i suoi romanzi più celebri La donna in bianco e La pietra di luna. Bisogna che abbiate letto buona parte dell'opera dickensiana o perlomeno che la conosciate. 
Insomma una fatica, ma una di quelle fatiche si fa sempre volentieri. 
Solo così potete finalmente conoscere Drood. 
Ma chi è Drood? E' reale o solo un fantasma? E' immaginazione o un feroce assassino? 

Charles lo incontra, forse, a Staplehurst, luogo dove avvenne un disastroso incidente ferroviario. Fortunatamente sopravvissuto, mentre cerca di alleviare le pene dei feriti, ecco che si palesa lui, Drood. Di nero vestito, con una parlata sibilante, capelli radi, viso pallido, senza naso. Spaventoso. E mortale. 

Dickens si fissa, lo vuole trovare a tutti i costi e coinvolge Collins nella ricerca. Che è afflitto dalla gotta ed è drogato di laudano. Che viene minacciato da un ex ispettore di Scotland Yard che sogna di riabilitarsi e di conquistare la poltrona di capo ispettore. Che segue Drood e le sue gesta da anni. 
Field vuole Drood, Dickens sa dov'è, Collins è amico di Dickens. 
Drood ha ucciso più di 300 persone, ha una corte del male nel regno di Sottoterra e deve essere catturato. Ma Drood esiste o è solo un sogno? O diventerà spunto per scrivere un romanzo?

Raramente ho messo giù un libro per timore di finirlo troppo alla svelta, per paura di arrivare in fondo, di scoprire che forse ero stata tratta in inganno, che tutto quanto era una gigantesca menzogna. 
O peggio che era vero, che a Londra sia aggirava per davvero il male allo stato puro. 



Con Drood è successo. 
Drood è un capolavoro. Punto. 
C'è la Londra vittoriana, lo sporco, i quartieri malfamati. C'è la Londra bene, l'arte, gli scrittori, il mondo degli intellettuali. Ombra e luce.
C'è il mistero, il sogno, la morte, lo spaventoso, ci sono i personaggi ambigui, c'è un Dickens diverso dal solito, non quello che tutti noi conosciamo, non quello di David Copperfield, della Piccola Dorrit, del Canto di Natale. 

Dickens è padre benevole, mentore e amico. Ma contemporaneamente è un ipocrita, un traditore, un adultero, uno spocchioso e borioso scrittore di mezza età. Che sa di essere famoso e che la sua celebrità brillerà a lungo. E se ne vanta. Collins lo ama e lo odia, esattamente come noi. 


E poi ci sono tutti i riferimenti all'ultimo romanzo di Dickens, quel mistero di Edwin Drood rimasto incompiuto. Nomi, storie, luoghi. 
Vi diverterete a scovarli e non vi accorgerete neanche che state cascando nella rete. Di Drood o di Dickens. 
Quale sia peggio sta a voi sceglierlo. Per scoprirlo però dovete leggere. E farvi avvolgere dal mistero. 
A tutti voi che state per entrare del meraviglioso e spaventoso mondo di Drood. Ben arrivati. 

mercoledì 2 ottobre 2013

Giuliano, Angelica e il remake che non volevamo.


Ieri, ahime, è morto Giuliano Gemma. 
Come ho già detto e ripetuto ovunque e dovunque nell'Universo, per me lui sarà sempre Nicola, il Calembredaine
Chi è Calembredaine? 
Fatemi riprendere dall'attimo di smarrimento. 

Se siete appartenenti al genere femminile è praticamente impossibile che non siate mai venute in contatto con la famigerata saga di romanzi scritta dai coniugi Anne e Serge Golon, protagonista la bellissima, desideratissima, scaltrissima Angelica, la Marquise des anges, la Contessa de Peyrac. 

A casa mia è tutt'oggi gelosamente custodita a casa di nonna e figlie e nipoti se la sono sciroppata tutta nei suoi 21 volumi (se non ricordo male). 

La Marchesa degli Angeli in realtà io la conobbi prima dei libri grazie ai film francesi, quando era interpretata dalla bellissima Michelle Mercier

 Di eroine come lei non ce ne sono più state, o almeno io non ho più incontrate: testarda, un po' maschiaccio, passionale, femminile, madre, moglie e amante, innamoratissima del marito Joffrey, l'unico che riesce a domarla e da cui si farà domare. 

Nei volumi che compongono la serie c'è di tutto: mistery, intrighi, amori, erotismo, battaglie e assassinii, stregoneria, rapimenti, pirati, la corte francese, l'esotismo degli harem d'Oriente, il Nuovo Mondo
Per nonna Versailles vuol dire Angelica, tanto che ho impressa la frase che mi disse quando tornò dal viaggio a Parigi. "Devi andare, mentre camminavo per i giardini con le fontane accese e dietro il palazzo ti sembrerà di essere l'Angelica".

E i film poi. Quelli sono legati ai ricordi di infanzia, all'epoca in cui andavo pazza per Lady Oscar e giocavo a tirare di spada con mio fratello, quando leggevo le avventure dei Tre Moschettieri e volevo essere uno di loro. C'è da dire che la storia di Francia l'ho sempre padroneggiata molto bene.

Tutto questo preambolo infinito per dirvi, prima di tutto, di leggere Angelica se non l'avete mai fatto perché se non l'avete letto non sapete che vi siete persi. Pensate che la saga de La Straniera sia bella? Ingenui. Joffrey de Peyrac al caro Jamie gli fa un baffo. 
Secondo, per spiegarvi che il personaggio interpretato nei film da Giuliano Gemma, Nicola, è il primo amore di Angelica, che, con il nome di Calembredaine, si ritroverà a fare da capo ad una banda di ladruncoli alla Corte dei Miracoli di Parigi. 

Dicevamo i film appunto. Di cui ho tipo scoperto ieri che hanno fatto un remake e mi sarei messa ad urlare se non fosse che era mezzanotte passata. Un remake? Di Angelica? 


Come minimo, dal superorribilante trailer, mi aspetto combattimenti alla Matrix, sesso a palate e acrobazie degne de La tigre e il dragone (spero non a letto, almeno queste). Aspetta che il peggio deve ancora venire. 



Mi vuoi paragonare quella sciacquetta a Michelle Mercier? La classe dove sta? La bellezza nobile? Angelica era una che se passava pure i muri si giravano a guardarla. 

E Joffrey? Va bene, siamo realisti. Nel libro Joffrey non è esattamente Robert Hossein, che non sarà bellissimo, ma sicuramente ha parecchio fascino dalla sua. Poi questi sbreghi alla Erik del Fantasma dell'Opera non è che ci dispiacciano. Fanno vissuto.
Il tizio della foto è solo vecchio. Vecchio e brutto. 

Adesso non vorrei dire...Sei in Francia? Ti serve un attore francese che non sia 'sta bellezza sfolgorante? Che magari vada verso i 45 barra 50? Che però ha un non so che, quel qualcosa che piace, alla fine? Te lo devo dire io chi potresti prendere? 


Comunque si, con sta cosa dei remake stiamo esagerando. Lasciatemi stare Angelica. Merci. 
E voi andate a recuperare i libri. O perlomeno i film. Quelli originali, eh?

domenica 29 settembre 2013

Out&About#1


"È la causa, è la causa, anima mia; 
ma a voi non la dirò, caste stelle."

Diceva Otello. Io invece ve lo voglio dire qual è la causa dei  rallentamenti nella visione di serie tivvì (non che il panorama delle serie tivvì ultimamente sia esaltante...ehm BBC, are you listening dear?) e nella lettura di libri (keep calm and don't panic). 



La prima è quel trippolotto che guarda famelico fili e matassine. 
Nonostante dopo Can Selina avessi deciso di chiudere bottega con cuccioli e cucciolini è arrivato lui grazie al fratello -che non vuole animali ma non ha perso l'occasione per prenotarne uno quando la gatta dell'amico era incinta-. 

Il signorino comunque ha più nomi dell'erede al trono inglese.
Quello che io gli ho carinamente affibbiato è Sherlock anche se del suo omonimo ha solo l'estrema capacità di rompere le balls. 
Quelli che i miei amici gli hanno aggiunto sono in ordine: Niki detto Nikino Lauda, Messner, Spiderman, Legolas e Spock.
Più un altro paio che francamente non ricordo. 

La seconda è la scoperta del magico mondo del ricamo o meglio del punto croce
Ringrazio la Manu (The Celtic Morrigan) per avermi portato sulla via senza ritorno di aghi e tele aide e fili doppi, tripli, quadrupli. Io provai con la maglia all'età di 11 e giurai all'epoca "mai più con 'ste robette da donne di casa". 
E comunque dopo i primi tempi di urla e imprecazioni per attorcigliamento fili, punti che si sfaldano, nodi che si formano adesso ho raggiunto un livello medio-decente che mi permette di andare avanti anche due ore senza nemmeno una parolaccia. 

A meno che Mr Holmes non decida di giocare mentre sto lavorando. Come vi avevo detto, tutto il suo omonimo. 

Saghe Mon Amour (?)

In un momento di puro sonno, ho ricordato di avere un blog che poverino reclama le mie attenzioni. 
Siccome il cervello mi si spegne alla mezzanotte di venerdì e mi si riattiva il lunedì ho optato per qualcosa di poco impegnativo. Tipo questo totally useless test sulle saghe.

  
1) Quante e quali saghe hai attualmente in corso di lettura?
 Aspetta che faccio girare gli ingranaggi.

  • Chiaramente Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George Fetentone Martin.
  • Poi ci sarebbe la saga con protagonista Locke Lamora di Scott Lynch di cui forse dovrebbe uscire il terzo volume. Forse. Ma sono anni che gira la voce. E finché non lo vedo...
  • Mi manca l'ultimo della saga di Hyperion. 
  • Ho qualche romanzo di Dune da leggere, mi sono fermata a I Figli di Dune.
  • Ho in ballo anche i Wild Cards ma dubito usciranno mai tutti in Italia. 
  •  Svariati romanzi della saga di Darkover. 
  • Ho letto il primo di Dragonlance di Tracy Hickman e Margaret Weis e prima o poi leggerò gli altri due.
  • Mi mancano tre romanzi per finire le avventure sempre più comiche di Sookie Stackhouse. 


2) Quante saghe hai letto e finito?

Ho letto La saga di Earthsea di Ursula Le Guin. Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. La saga di Avalon di Marion Zimmer Bradley. L'accademia dei vampiri di Richelle Mead. Harry Potter.
Queste Oscure Materie di Philip Pullman. Poi probabilmente ce ne sono delle altre ma mi sfuggono

3) Quali leggerai sicuramente e quali non leggerai mai?

Mai dire mai xD Prima o poi vorrei leggere La Ruota del Tempo di Robert Jordan. La Guida Galattica per Autostoppisti. E poi quelli di Steven Erickson che non mi ricordo come si chiamano.

Mai Mai Mai? Credo i romanzi della Carey perché lessi Il dardo e la rosa e non mi piacque per niente. Ma non si può mai sapere. A fianco ci aggiungo le varie saghe fantasy bimbominkieggianti stile Cassandra Clare e compagnia bella.

4) Leggi tutti i volumi di seguito o inframmezzi con altri libri?

Tutti i volumi, tutti i volumi! xD Un'utopia. Scherzi a parte, inframmezzo.

5) Con quale personaggio ti identifichi?

Mi identifico con i buoni ma tifo quelli più stronzi. 

6) Il tuo partner ideale?

Quello che non crepa entro la fine della saga. Locke Lamora lo amo alla follia, però la saga ancora non è finita e alla fine del secondo volume non era messo proprio bene! E poi Aragorn. O Faramir.  

7) Quale saga vorresti non fosse ancora finita?

Sono contenta quando una saga finisce, soprattutto quando finisce senza lungaggini inutili. Sono pochi gli autori che capiscono quando è ora di mettere la parola fine. 

8) Quale saga hai finito per forza?

Nessuna. Se una saga mi annoia, mollo. Al massimo vado a leggermi la fine o me la faccio raccontare. Tipo come feci con Eragon. 

9) La saga più lunga che hai letto?

Ora come ora credo Le cronache del ghiaccio e del fuoco. Credo sia anche dilatata dai tempi biblici che ci sta mettendo il Fetente a scriverla. 

 
10) Di quale saga vorresti essere protagonista?

Una in cui la protagonista arriva viva e vegeta e senza pezzi mancanti alla fine xD Il Signore degli Anelli, BTW. As Aragorn. 

11) Quale saga ti ricorda un periodo particolare della tua vita?

La saga di Avalon ed Harry Potter e gli anni del liceo. Ho capito che era inutile cercare di omologarsi alla massa facendosi piacere per forza quello che piace a tutti. Non lo sapevo ancora ma stavo trasformandomi in una nerd. 


12) Quale saga vorresti aver scritto tu?
 
Nessuna. Preferisco leggerle. 

13) A quale saga cambieresti il finale?

Harry Potter. Perché fino alla fine del settimo libro ho sperato che Sirius ricomparisse da qualche angolo e non fosse davvero morto. 

mercoledì 4 settembre 2013

Can't Help Falling in Love with You#3: Jaime Lannister

"Chi è il tuo personaggio preferito?"
"Jaime Lannister"
Occhi sbarrati dell'interlocutore/interlocutrice. "Ma è cattivo!"
"Capisco. Sei ai primi libri. Ne riparliamo tra un po'"
Che poi cattivo, dai. Jaime Lannister non è cattivo.


Fermatevi qua se per caso non avete mai letto Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, a.k.a. Il gioco del trono, a.k.a Game of Thrones, a.k.a Il trono di spade
Per capirsi: la saga fantasy da triliardi di volumi scritta da George R.R. "Il fetente" Martin
Quella che adesso sa anche il tuo fornaio che roba è, complice la serie televisiva.
N.B. Non per dire ma solo cinque anni fa eravamo io e altri dieci nerdoni a leggerla. Magari proprio dieci no. Facciamo quindici dai. Insomma una sparuta compagnia di persone. 
Ammetto che la mia vena snob si gonfia quando gente che ha scoperto l'ingarbugliato mondo di Martin da tipo due giorni fa il saputello con me. E osa paragonare quell'ammasso di immagini in movimento ai romanzi. Ma questa è un'altra storia.


Stavamo dicendo? Jaime Lannister.
Siamo sinceri. Jaime Lannister l'abbiamo odiato tutti quanti. Abbiamo passato i primi due volumi (o quattro, fate vobis) della saga a volerlo vedere morto spellato vivo, magari in mano al sadico Ramsay Snow. E invece no.
Jaime Lannister è faigo. Spaventosamente faigo. E' alto, è biondo, ha gli occhi verdi. E' un cavaliere della guardia reale, una cappa dorata. E' un Lannister, mica un Tyrell qualunque. 


Ser Jaime Lannister, fratello gemello della regina Cersei, era alto e dorato, con scintillanti occhi verdi e un sorriso affilato come una lama di Valyria. Indossava seta porpora, alti stivali neri, un' ampia cappa di satin nero. Il leone della sua nobile Casa, ricamato in oro sul petto del suo farsetto, era raffigurato in un ruggito carico di sfida, di minaccia. Il Leone di Lannister, così veniva chiamato ser Jaime nelle sale del regno, ma alle sue spalle si sussurrava un altro appellativo, assai diverso: Sterminatore di re.

In teoria sarebbe l'erede di tutto quel ben di dio che è Castel Granito, ma in pratica ha rinunciato a tutto per fare la guardia del corpo ad un re che se potesse lo intingerebbe nella colla vinilica.

Jaime ad inizio libro lo odiano tutti i personaggi del romanzo, comunque. Del tipo "portiamoci avanti". Ha ucciso il precedente re nonostante avesse giurato di difenderlo, l'ha pugnalato alle spalle e si è fatto beccare seduto stravaccato sul trono. Non c'è due senza tre insomma.
Poi ci sarebbe anche quella cosa di lui e sua sorella gemella Cersei.
A questo punto però è come buttare carboni su un fuoco ardente.

Essendo che all'inizio la storia ce la racconta Ned Stark, l'uomo più santo di tutta Westeros (e più coglione a conti fatti) non è che Jaime ci fa una bella figura
Passa più che altro per lo stronzo di turno. Lo Sterminatore di Re. 
Mettici pure che dopo una ventina di pagine scapicolla giù da un tetto il piccolo Bran Stark, reo di aver visto e sentito qualcosa che non doveva. The things I do for love. 


La cosa figa di Jaime è che io l'ho odiato con il cuore anche quando solo veniva nominato di striscio. 

Quando Martin lo mette protagonista di un capitolo e lo fa finalmente interagire con un personaggio per più di due righe, è in catene, prigioniero di Catelyn e del suo super sveglissimo figlio Robb. Sinceramente?  Ho sperato che Lady Stark gli infilasse la brocca di vino su per il suo sacrissimo sedere. Niente, nemmeno le sue battute da "Non ci sono uomini come me, ci sono io e basta" mi hanno mossa di un centimetro.


Ci sono voluti i battibecchi con Brienne di Tarth. E il taglio della mano. E lì ho iniziato a capire che Jaime non era mica quel duro per cui voleva passare. Ha la linguaccia come quella di suo fratello Tyrion, ma un cuore tenero, soprattutto quando si tratta dell'amata sorella Cersei. Io la pensavo succube del fratello, poi invece mi è giunta inaspettata l'idea che a portare i pantaloni nella relazione fosse più lei che lui.
E la scena della confessione nella vasca di Harrenhal è stata praticamente inutile. "Mi avevi già convinta al ciao" è il caso di dirlo. 

«I cavalieri della Guardia reale giurano di tenere i segreti del re. Non avresti voluto che io infrangessi il mio solenne giuramento, vero?» Jaime rise. «Credi davvero che il nobile lord di Grande Inverno fosse interessato ad ascoltare le mie futili spiegazioni? Un uomo così onorevole, Eddard Stark. Gli bastò meno di un'occhiata per giudicarmi colpevole.» Balzò in piedi, mentre l'acqua ormai fredda gli ruscellava lungo il petto. «Ma con quale diritto il lupo giudica il leone? Con quale diritto?»

La verità è che Jaime è forse uno dei colpacci meglio riusciti al fetente. E credo uno dei personaggi meglio scritti. 



Non è cattivo, ma non è nemmeno buono. 
Ha campato per anni mettendo la sorella al primo posto e la famiglia al secondo per poi ritrovarsi abbandonato da tutti, l''amore di una vita per primo.
E poi la mano. 
La mano della spada, quella spada che era lui, lui che senza la spada non è nessuno. 

Un altro storpio. Un inutile storpio. 

Eppure Jaime si fa forza e rinasce, abbraccia la fede delle cappe bianche, lotta per trovare un posto che gli appartenga. E manda a fare in culo Cersei.
 
E poi? Questo solo la fine della saga ce lo saprà dire. Certo, vederlo cavalcare verso Tarth con Brienne al fianco sarebbe chiedere troppo me ne rendo conto. Fetente, si metta una mano sul cuore e almeno a Jaime regali un bel finale. 
Uno di quelli epici, di quelli che ti fanno piangere per tre giorni e tre notti. 
 

"Il meglio che possiamo sperare è morire con la spada in pugno". Jaime Lannister era del tutto sincero. Non aveva mai avuto paura della morte



venerdì 23 agosto 2013

Per favore mordimi sul collo. O almeno provaci.


Ieri ho visto Byzantium di Neil Jordan. Che dire. Doppia contentezza. Un po' perché Neil è tornato a fare film come si deve, mollando quella soap che dei Borgia aveva solo il nome e che verrà ricordata più per i capelli di Cesare che per il suo valore artistico. Un po' perché i vampiri fanno finalmente i vampiri: mordono, dissanguano, staccano teste.

Qui però bisogna parlare di libri. Vorrei poter mettere un bel “Fine” allo scempio compiuto in questi anni nei confronti della categoria non più tanto protetta dei succhia sangue. Ormai da terrore notturno, creature immortali che si nutrivano di sangue umano, siamo passati a teenager che al sole non si disintegrano ma brillano più di un gioiello Swarovski. Just sayin'.

Qui lo dico e qui lo nego: a me Stephanie Meyer piaceva. Certo ne comprendevo i limiti. Certo non sbarellavo per Edoardo e per i suoi metodi da stalker. 

Poi però è arrivato Breaking Dawn. E i RobSten. E la dicitura “Prima di Edward Cullen c’era Lestat” su Intervista col Vampiro di Anne Rice. Così ho iniziato ad odiarla. E con lei il reparto da bimbeminkia che ormai c'è in ogni libreria con protagonisti pseudo vampiri bulletti.

Eppure eravamo partiti bene. Prima ci furono Polidori (il racconto Il Vampiro è il primo del genere) e LeFanu con la sua eterea Carmilla. 
Poi qualche anno dopo è arrivato lui, il Re, The King of Vampires, Dracula. Bram Stoker si ispirò al cattivissimo Vlad Tepes, monarca sanguinario che impalava i nemici in Valacchia (prendi appunti, Eddie).

Dracula è tutto ciò che i moderni vampiri da young adult vorrebbero essere ma –ahimè- le loro autrici/autori non li lasciano essere: affascinanti e letali mostri che solo a nominarli fanno rabbrividire tutti i presenti (sottoscritta compresa).


Oggi chi ci resta? Ci provo, vediamo chi mi viene in mente, così su due piedi. 
Sul podio si merita un posto d'onore Lestat de Lioncourt, vampiro rockstar super cool, protagonista di una serie infinita di romanzi di Anne Rice cui vale la pena leggere almeno i primi due (Intervista col vampiro e Scelti dalle tenebre);  Stephen King  ha messo i vampiri ne Le notti di Salem, uno dei suoi libri più spaventosi; John Q. Lindqvist ha scritto uno splatter horror, Lasciami entrare, dove il vampirismo è una malattia al pari dell’’AIDS e ad esserne infettata è una ragazzina; poi ancora Io sono leggenda di Richard Matheson, dove gli umani sono estinti e vien da chiedersi se non siano loro i veri mostri. 

Se proprio sono i vampiri adolescenti che volete è notevole la saga di Richelle Mead, L’accademia dei vampiri, non molto conosciuta qui da noi, ma c’è tutto: primi amori, action, vampiri cattivi, nobiltà di sangue, un po’ di dramma e un po’ di ironia (e poche seghe mentali Bella Swan style). 
Last but not least ci sarebbe anche una certa Lisa Jane Smith (Il Diario del Vampiro) che se non altro è colei a cui la Meyer si dice abbia plagiato i suoi personaggi. In realtà a mio parere l’unico merito della Smith è quello di aver ispirato la serie tv The Vampire Diaries con Ian Somerhalder nei panni  (e nelle due espressioni) di Damon Salvatore, che era un vampiro cattivo, ma cattivo davvero, di quelli che ti prosciugano tutta la famiglia, cugini di secondo grado compresi. Questo almeno per la prima serie, poi anche lui ha iniziato a piattolare e io ho smesso.

Per far felice la mia bubina, è giusto citare anche Jean Claude il succhiasangue cheap&chic nella saga di Lauren K. Hamilton, protagonista Anita Blake, cacciatrice –non troppo simpatica- di mostri. Personalmente io lo odio a morte e lo strozzerei con i suoi stessi pizzi. Ma c'è a chi piace. 


Personalmente per me ora ho occhi solo per Eric Northman, vampiro vichingo che prima di essere modello da copertina per la serie True Blood, usciva dalla penna di Charlaine Harris e con la pelle luminosa di Edward Cullen ci avrebbe fatto probabilmente un paralume per il suo locale gothic “Fangtasia”. In realtà anche lui nei romanzi si è un pelo rammollito con l'andare dei volumi. Ma nella serie a prestargli le fattezze (e i pochi vestiti) c'è Alexander Skarsgaard. Per lui si può portare un po' di pazienza. E poi dove lo trovi un altro che strappa i cuori e se li gusta a mo' di succo di frutta? 



Più che altro mi chiedo cosa ci sia di così sbagliato nel lato oscuro.
Non sei un vampiro? Non sei un dannato? Una creatura della notte? Perché senti il bisogno di diventare buono ad un certo punto?

Nell’attesa che qualche vampiro degno di questo nome se ne esca dalla sua tomba, io torno a rileggermi Dracula.
E attendo Only Lovers Left Alive di Jim Jarmush. Mica bruscoletti. 


giovedì 22 agosto 2013

Fassy vs. Shakespeare. It's Macbeth time.



Quest'estate c'era Kenneth Branagh a farlo a teatro. Che io erano almeno 10 anni che mi chiedevo "Perché Ken -si, lo chiamo Ken confidenzialmente- non ha ancora fatto Macbeth?". 
E già quello mi ha fatto rincretinire a livelli che le fan dodicenni degli One Direction sono delle principianti.

Poi oggi è stata decretata la mia definitiva disfatta.
Non se lo sai, ma Michael Fassbender farà Macbeth. Al cinema. 
Fammelo dire ancora. 
Michael Fassbender che fa Macbeth, William Shakespeare e il Fassy. 

Con Marion Cotillard che gli fa da Lady
La notizia in teoria era questa: Marion sostituisce Natalie Portman.
La parte divertente è che io già sapevo di questo progetto.
E ovviamente sapevo anche del Fassy. 
Evidentemente il mio cervello ha fatto un'operazione di delete autonomamente, del tipo "salvaguardiamo quel poco che c'è da salvaguardare". 
Purtroppo sono riuscita a ripristinare il sistema da sola. 
No, dico, ma Fassy che ti recita questo, come lo sostieni? 


To-morrow, and to-morrow, and to-morrow,
Creeps in this petty pace from day to day,

To the last syllable of recorded time;

And all our yesterdays have lighted fools

The way to dusty death. Out, out, brief candle!

Life's but a walking shadow, a poor player,

That struts and frets his hour upon the stage,

And then is heard no more. It is a tale

Told by an idiot, full of sound and fury,

Signifying nothing.

Domani, e poi domani, e poi domani
Di giorno in giorno, striscia,
col suo piccolo passo, 
ogni domani 
per raggiungere la sillaba postrema 
del tempo in cui ci serve la memoria. 

E tutti i nostri ieri
 han rischiarato, i pazzi, 
quel sentiero 
che conduce alla morte polverosa. 
Spègniti dunque, ormai, corta candela! 

La vita è solo un’ombra che cammina: 
un povero istrione, 

che si dimena, e va pavoneggiandosi 
sulla scena del mondo, un’ora sola: 

e poi, non s’ode più. 
Favola raccontata da un’idiota, 

tutta piena di strepito e furore, 

che non vuol dir niente. 
(Atto V, Scena V) 


E poi tutte le scene di lui che congiura con la moglie, l'omicidio, i sensi di colpa, il male che lo mangia da dentro. La fine, la disfatta. 

Macbeth è una delle tragedie più belle scritte da William Shakespeare. Non so dire se la mia preferita, ma di sicuro una di quelle che amo di più.   
 
La tragedia della bramosia di potere, dell'ambizione annegata nel sangue. Il male che genera altro male. 

E poi lei. 
Fossi attrice potrei ammazzare qualcuno  per interpretare Lady Macbeth. 

"Prendi l'aspetto del fiore innocente, ma sii il serpente sotto di esso" (Atto I, Scena V)

E' lei che convince il marito a compiere l'atto scatenante, l'assassinio dei Re Duncan. 
E' lei che gli guida la mano, che lo porta sull'orlo della follia. 

Una donna che rifiuta il suo essere donna per farsi uomo al posto del marito. 
Una donna che non cede alla fragilità del suo sesso, al senso materno, alla compassione. 
Una donna dura, senza morale, determinata. 

Ditemi come non si fa a essere groupie dopo questo.

mercoledì 31 luglio 2013

Can't Help Falling In Love With You#2: Sherlock Holmes

Sai io e quest'uomo abbiamo avuto una relazione parecchio complicata. Probabilmente l'abbiamo anche ora. E' una mia grande cotta, ma al contempo lo prenderei tranquillamente a schiaffi un minuto si e quello dopo pure.

Quanto ero piccola per me era solo simpatico topo che ce l'aveva a morte con un ratto più grande e cattivo.
Nel giro di pochi anni è diventato un ragazzo un po' altezzoso che giocava a fare il detective in quel di un'università londinese.
Infine un signore elegante e molto posato con pipa in mano e un buffo cappello in testa.


Diciamo pure che fino ad allora non avevo un grande interesse per le sue avventure cartacee, non me ne voglia Sir Arthur Conan Doyle, il suo papà (che, non vorrei dire, l'ha accoppato più per dispetto che per altro, perciò non vedo neanche la ragione di chiedergli scusa). 

Ci è voluta una baracconata come il film uscito ormai quattro anni fa per farmi venire voglia di avvicinarmi ai romanzi.
Certo metterci un americano a fare lui, uno dei più grandi rappresentanti della English Literature, non è che fosse il massimo, ma all'epoca non ero ancora così snob.

Iniziai a leggere la sua prima avventura. Tenetevi forte. Non mi piacque. Non era come quello del film, non era quell'antipatico ma divertente - casinista - cazzottaro.
Questo qui era solo antipatico, spocchioso, certo  intelligente, ma di quelli che te lo fanno pesare, tipo i compagni di classe che non passano mai i biglietti. 
Mi dissi che uno del genere l'avrei tranquillamente inchiodato al muro con la spara chiodi.
E comunque me la presi con il regista per l'inganno.
Passi il suo fedele amico e compagno di avventure senza panza e doppio mento, Quel supereroe trasformato in super detective invece no. 

Per cambiare idea ci sono voluti due geni del male, la amata immortale BBC, un salto temporale di alcune decine di anni, un cappotto blu, dei riccioli castani, un maglione a trecce bianco. 
E 18 lunghi mesi. 
Annoiata, divisa tra il divano e il letto, il letto e il divano, cercando di riprendermi dalle trafile ospedaliere dell'ultimo periodo, in lutto per la fine della terza serie di Being Human, scoprii di avere sul computer questa serie inglese che avevo scaricato più per far tacere due amici che per reale desiderio di vederla.
Mi toccava, avevo solo quello di non visto sull'hard disk. Altra frase mitica che pronunciai prima di schiacciare play: "Al massimo, se mi rompe, spengo."
Il bello è che ero convinta di quell' affermazione.

Ci ho messo il tempo di arrivare a questa scena. And, honey, should have seen me. 


"The name is Sherlock Holmes and the address is 221B Baker Street"

Sbam. Persa, andata, in balia del "ma questo chi è? Da dove sbuca? Com'è che ti vedo solo ora?"

Il resto sarebbe troppo delirante da raccontare nella sua interezza, diciamocelo. L'attesa di un trailer, anche misero. La messa in onda della prima puntata della seconda serie il primo dell'anno. Sentire gli ospiti dei tuoi che ti dicono "Se devi andare a vedere Sherlock Holmes, sparecchiamo noi".
Le lotte con la connessione per vedere le puntate in diretta. Le mie chiacchiere con lo schermo. Le urla e gli improperi. Le risatine sceme da ansia.
I pianti sull'ultima puntata, indimenticabile, passata con i battiti accelerati e con lo scatto all'indietro della sedia in quel preciso momento, quello, proprio lui, la scena, la caduta. 

E tutto questo per un odioso stronzetto che ti tratta come un idiota incompetente, che ha la delicatezza dell'elefante in cristalleria, che ti fa sentire più inutile di una spazzola in mano ad un pelato, che non perde occasione per mettersi in mostra e per mettere in mostra la sua intelligenza.

Ci ho messo sei puntate, svariati racconti e quattro romanzi, per capire che sotto sotto anche lui un cuore ce l'ha. Non funziona come nella maggior parte delle persone, Sherlock non ti verrà mai a dire che ti vuole bene o che ci tiene (ma se ti chiami John Watson e hai questo adorabile sorrisetto, può essere che ti dica che sei "fantastic" and "his only friend").

Toccherà a te interpretare i suoi silenzi, i suoi sguardi, i tremolii nella voce. 

Certo, mi rendo conto che i libri non hanno tremolii di voce. sguardi interessanti, silenzi carichi di significato.
Portate pazienza, Sherlock Holmes nei romanzi non parla, Benedict Cumberbatch si. E sarà il caso di non aggiungere altro. Resti anche il mio un silenzio carico di frasi non dette.

E' per lui, per questo Sherlock Holmes, che all'ultimo giro a Londra mi sono incollata ad un finestrino del bus facendo i versi di un gremlin in calore quando sono passata davanti al numero 100 e qualcosa di North Gower Street.

E alla sua vera casa, il 221B di Baker Street, che, inforcando deer stalker e sedendomi sulla sua poltrona, ho covato per alcuni secondi la segreta speranza che Sherlock si affacciasse alla porta, chiedendomi molto sgarbatamente di levarmi dal suo posto.


Se vi state chiedendo com'è che mi sono innamorata di un tale elemento, la risposta ve la dovete far dare da Irene Adler.

I like detective's stories. And detectives. Brainy's the new sexy. 
High five, darling.