giovedì 18 luglio 2013

ShakespeareForDummies#1: Othello


"O, beware, my lord, of jealousy; It is the green-ey'd monster..."

Non sono mai stata tanto felice di alzarmi presto la mattina come quando frequentai il corso di Letteratura Inglese 2 all'università. Ovviamente il tema era l'età elisabettiana, in particolare William Shakespeare e l'Othello.
Sganciamo la bomba: dell'Othello non ero mica tanto convinta, vuoi mettere quei due pulzelli di Romeo e Giulietta che hanno 20 anni in due e si professano amore eterno? Amleto che va' in giro a parlare con i teschi? Enrico V che si attacca ad un pezzo di carta che è vecchio come l'universo mondo per invadere la Francia? O addirittura Tito Andronico che deliziava la nemica Tamora con un soufflè di figli cotti? 

Scherzi a parte, Othello mi ha sorpresa, sconvolta, emozionata
. 
Firstly, chi è Othello? Seguitemi, prego, all'interno del Blackfriars, che ve lo faccio vedere. Othello è un generale moro, un uomo che ha combattuto battaglie, che ha sfidato la morte, che si porta cicatrici ovunque, uno che non perde mai la calma, fermo, preciso, uno che parla poco ma quando parla, esticazzi. 
Ma per ogni eroe c'è anche un cattivo: Iago, il villain. 


Entra in scena subito, rumorosamente, bestemmiando come un turco, e te lo dice, a te che stai in mezzo al pubblico, lì in piedi davanti a lui, che il suo scopo è di fare fesso questo Moro. Ce l'ha con lui, gli sta sulle palle per svariati motivi e vuole vendicarsi e farlo bene.


Tu, attento spettatore, ti domandi come uno come Iago, che -apparentemente- non ha neanche la metà delle palle di Othello, riuscirà ad infinocchiarlo. Lui, il grande eroe, che di lì a poco si reca a Cipro e debella la flotta dei Turchi, quello che che ha sfidato il doge per sposare la bella Desdemona, innamorata pazza di lui. 
Quando Iago inizia ad instillare il veleno delle gelosia, una goccia per volta, nell'orecchio di Othello ti rendi conto di quanto grande sia questa tragedia. Io personalmente ero ad un passo dal saltellare sul posto.
Shakespeare gioca con le parole, quelle che Iago non dice. Gioca con il suo silenzio, con i suoi "Io?" "Perché?" "Mannò!" "Però...forse...". Othello all'inizio si incazza, gli dice "parla, porco *bram*, che hai?" (si perché pure Othello ad un certo punto inizia a bestemmiare, rimarcando la sua totale perdita di controllo).Tra un "se" e un "ma", ecco che salta fuori il nome di Cassio. 

Cassio è bello (è Tom Hiddleston, scusate), Cassio è onorevole, Cassio è lo charme fatto persona. Cassio professa che l'onore è tutto "my reputation, my reputation" urla, quando è beccato in flagrante ubriachezza da Othello. Iago, che chiaramente l'ubriachezza l'ha più che spinta, tergiversa "che vuoi che sia la reputazione, l'onore, si ottiene senza merito, si perde senza meritarlo". Iago gli dice "corri da Desdemona, siete amici, usa la tua galanteria, convincila a perorare la tua causa presso il marito".Cassio, beato imbecille pure lui, si fida. E corre da Desdemona. E Iago gongola. 

Ecco il suo piano. Othello crederà che Desdemona lo tradisce con il bel Cassio.
 La cara, dolce Desdemona decide di aiutare Cassio, cercando di convincere Othello a concedergli udienza. "Che sia presto, oggi, al limite domani a pranzo, massimo a cenaCassio è bravo, ha fatto un errore, rimedierà". E lei, insiste e insiste e insiste. Othello prima dice "si, colombella mia, certo, come no, Cassio!". E lei, insiste e insiste e insiste. Othello prima dice "si, colombella mia, certo, come no, Cassio!". Si ritrovano qualche scena dopo e Othello non è più tanto dell'umore. Gli viene l'orticaria solo a sentire la "C" di Cassio. Tu vorresti, e magari lo fai, urlarle "taci, Desdi, porca miseria. Non lo vedi che questo è già incazzato, che ti prenderebbe a schiaffi, che ha già una mezza idea che tu gli metta un par di corna?" Mannò lei, povera stella, "Cassio di qua, Cassio di là".
E poi il fazzoletto. Ecco la prova. "Quel fazzoletto che io ti donai, tu l'hai dato a Cassio" solenne dice Othello, prima di quel fatale epilogo.                                                        Si, perché, ok essere bravi con la retorica, ma uno come Othello avrà bisogna di uno straccio di prova, no? Eccola. Un gioco di abilità, il fazzoletto rubato, il primo dono d'amore di Othello alla sua amata, inconfondibile, che finisce nelle mani di Cassio e della sua amante Bianca. Othello, trema, sviene, inizia ad avere delle convulsioni. Iago gli poggia il piede sopra. Ha vinto. E' fatta. Othello è suo. Una sinfonia perfettamente orchestrata. Il veleno infine ha fatto il suo effetto. Othello si rianima, ha perso tutto, l'amore, la fiducia, la sua anima. Tutto è andato. La fine la conosciamo tutti.
Quello che di Othello mi è rimasto, più che la tragedia in sé, che i personaggi, che le singole scene, è la semplicità dell'inganno.  Iago non mostra una prova del tradimento fino a quasi la fine del dramma. Iago riesce a imbrigliare Othello nella sua rete, la rete della gelosia, solo con delle parole. Lui che entra in scena bestemmiando, minacciando, mostrandosi al pubblico con lunghi dialoghi e pure un paio di monologhi, diventa silenzioso, tace, si lascia scappare qualche parola qua e là. Othello all'inizio penserà anche "questo è scemo, ma che vuole da me?". Non lo dice, certo, si limita a schernirlo, a professargli il suo amore per Desdemona, a tesserne le lodi.
 
Ma è un mondo fatto al rovescio quello dell'OthelloIago non è l'inetto che ci sembrava  ("I am not what I am" diceva, appunto, nel primo atto) e Othello non è poi così sicuro di se stesso e, soprattutto, della sua donna. Vacilla il suo cuore, bastano delle parole. Cede la sua fiducia in Desdemona per dei silenzi, dei sospiri, dei "forse".
 Niente è come sembra, è un gioco di ombre. Poi il fazzoletto e Othello vede il suo tradimento, odora la colpevolezza di quella sgualdrina, la percuote quando  sente che lei pronuncia quel nome, Cassio. Quello stesso nome che, nello scontro tra i due, prima del terribile epilogo, Desdemona non riesce manco a dire, finalmente consapevole della causa dei mutamenti di umore del marito. Le muore sulle labbra. "Send for the man, ask him."


Othello non racconta di re, di principi, di battaglie per il trono, di amori contrastati, di pazzie, di avidità. E' la storia di un uomo e di una donna e del mostro dagli occhi verdi che si insinua tra di loro. 

6 commenti:

  1. Non posso che essere d'accordo con te. Io lessi Othello per due esami all'Università e quello che mi aveva colpito maggiormente era proprio la figura di Iago. Fin dove può arrivare l'invidia di una persona? Solo usando sapientemente la parola riesce a rigirarsi come vuole il "grande" Othello.

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    1. Addirittura due esami? :D Iago è un personaggio straordinario, fossi un attore spererei di interpretarlo!

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  2. carissima finalmetne riesco a leggere il tuo post. Mi uccidi se ti dico che come Iago cinematografico preferisco quel gran gnoccone di Josh Hartnett???

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    1. XDD ucciderti no, ma non ci può credere!! Quel film mi manca oltretutto mi sono rifiutata di vederlo xD

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  3. A mio modesto parere Othello è stata la tragedia shakespeariana più brutalizzata in assoluto. Sono riusciti persino a farne un'orribile versione italiana con Vaporidis/Iago e Chiatti/Desdemona sulla falsariga (falsissssssimariga) del bazluhrmanniano Romeo+Juliet. Vomitevole.... Comunque: Macbeth in my heart forever and ever! ;)

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  4. Bellissime parole! Io mi sono sempre rivista in Otello, ho capito momento per momento cosa gli passasse per la testa: ahimé il mostro dagli occhi verdi mi tormenta da anni. Il fatto che Desdemona alla fine non sia neanche riuscita a pronunciare il nome di Cassio, mi era sfuggito! Ora ho voglia di rileggerlo! :)

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